giovedì 25 ottobre 2018

Lo Zucchero nel Caffè

Sollevo ipotesi, come fossero pesi, culturismo, ne definisco ogni forma, trasformismo, come in politica, ma non ne ho mai capito molto, io pensavo alla trasformazione del corpo, appuro, e poi spingo e butto giù, come il sumo.
Solo a casa, riscaldo la pasta al sugo, che mi ha lasciato mia mamma, quando sono sceso lo scorso fine settimana, e conto i giorni che mi separano dal tornare giù da lei e dormire nella mia stanza, svegliarmi senza sveglia, ma con la sua voce la domenica, che mi dice che è tardi e in realtà sono solo le otto e mezza.
Il caffè è caldo, è uscito pochi secondi prima che io scendessi dal letto, non ho mai capito come ci riesca, e a dir la verità, non so nemmeno come faccia, a non sbagliare mai a mettere lo zucchero, grazie mamma.
Vorrei che la vecchiaia per arrivare a te ci mettesse anni, anzi no, vorrei non invecchiassi mai, come farei se te ne andassi e non trovassi più le tue torte che mi hanno fatto ingrassare e che ora me le ritrovo tutte sui fianchi, come le tue mani, quando da bambino mi prendevi in braccio e mi facevi volare, tra quelle nuvole che prima non sembravano così lontane, adesso quelle mani le sento sulle mie spalle, e sento il peso del tempo e del tuo palmo che quando lo appoggiavi sulla mia spalla era all’altezza del tuo fianco, mentre ora per arrivarci devi stendere il braccio, sono diventato alto ma non significa essere diventato grande, ti prego, domani sera quando rientro, cucinami l'arrosto con le patate, sono ancora sopra il pullman ma il profumo già lo sento e mi sta venendo fame.


Maister

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