giovedì 30 novembre 2017

Venere

Ed eri li seduta ad un bar, ho sentito il tuo nome e ti ho cercato su Instagram, ho visto qualche tua foto e storia, ed ho pensato subito che eri curiosa, poi ti ho seguita, ti ho aggiunta su Facebook e da quello che pubblicavi ho capito che ti godi da sola i tuoi piaceri, vivi nel tuo favoloso mondo, come Amelie.
E non lo nego, che se fumo e bevo faccio meglio il sesso, perché ho pochi pensieri, tipo “ma me già mi conoscevi?”, e da sobrio penso che domani sarà come ieri, quindi faccio cilecca, una lama dentro un lecca-lecca, ho fatto pena ma non mi preoccupo, come quando fuori piove, non ci vado a lezione, dormo.
Ero solo alla terza birra, quella bionda amica da una vita, tu eri in vestito nero e ogni tanto accavallavi le gambe, mi accendevi un desiderio, come un'oasi nel deserto, ma ti bevevo con una cannuccia tanto eri distante.
Prendo coraggio, mi avvicino sorridente, potevo portarle una birra già che c’ero, la ordino vicino a lei come nei film e non si accorgerà di niente, mi presento: “Piacere Piero, non voglio disturbarti ma ti ho vista sola e ho pensato che magari, potremmo intrattenerci, farlo a vicenda, mi sono appena trasferito qui a Milano da Vicenza, non conosco nessuno e ho visto te, sembra quasi una coincidenza”.
Un po’ imbarazzata mi sorridi e dici: “Piacere sono Pamela, sai sono anche io qui da poco, vengo da Firenze, studierò letteratura moderna, inizierò fra qualche giorno. Tu cosa fai invece? Hai la faccia da ingegnere”'.
Da quel che vedo sei pure simpatica, ci conosciamo appena ed hai già preso confidenza, mi piacciono le tipe così, come te, mi piaci te!
Sorridendo ti rispondo che invece, studio scienze e tecnologie per l’ambiente, che voglio fare il professore da grande, e questa cosa ti stupisce, e sei curiosa di sapere il perché, ti rispondo che è per vendetta personale ma poi ridiamo insieme e già mi immagino a portarti a mare.
La serata continuava tranquilla, c'era una strana energia e continuavamo a bere birra, volevi saperne di più, dicevi che era divertente sentire alcune storie della mia vita, e ogni tanto incredula mi chiedevi se fosse vera.
L’alcool spingeva verso la testa, ed era finita pure la festa, sostiamo due minuti sul marciapiede giusto il tempo di una sigaretta, che poi manco fumo, ma pur di parlare un altro po’ con te, ti rubo.
Avevi uno sguardo strano, ci salutiamo si però poi scappa un bacio, poi un altro e un altro ancora, sotto le luci di un'insegna che diceva: 
“Inseguilo, perché l’amore si dilegua”, come una cometa, come una corriera, come una tempesta.

Maister





giovedì 9 novembre 2017

Avere una scelta

La luna mi abbaglia, entra nella stanza, colora di bianco la mancanza.
Perché mi cerchi, perché navighi nei miei pensieri, rimani tra i cieli, cammina tra le nuvole come facevi ieri.
Lo sguardo fisso in alto, un’espressione paralizzata ma la mia mente naviga, viaggio tanto.
Conto i battiti, i miei respiri, percepisco, i miei sesti sensi sono attivi, sono allerta, sugli attenti.
Vedo nero da tempo ormai, che mi chiedo quando finirà la notte, quando finalmente verrà a prendermi lei, la morte, sento di avere come un obbligo di avvicinamento all'altra lei, la vita.
È una sfida tra decisioni mie personali, la mia, la nostra, la vostra, tutti decidono per me, metti un mi piace, recita un padre nostro a fammi continuare a vivere invece di morire.
Fatemi decidere.
Sono innocente.
Mi state condannando alla pena di vita.
Voglio il diritto alla morte.
Fatemi decidere. Se esiste la pena di morte allora deve esistere la pena di vita, se esiste il diritto alla vita deve esistere il diritto alla morte.
Perché mi volete condannare alla vita se voglio condannarmi a morte?
Si lo so, sarebbe bello, ma non ci vedo, se riuscissi almeno, avrei un’altra prospettiva sulla vita, non mi importa di parlare o camminare, l'ho fatto così tanto prima di ora che non ne sento la mancanza, fatemi vedere in silenzio e in pace.
Ma non posso e perciò ho preso una decisione, portatemi dal dottore, quello dopo le montagne più alte italiane, li è legale. 
Avere una scelta non è un reato, è un fattore umano. 
Mi accompagna una persona di cui so solo il nome ma che appoggia le mie scelte e sono felice che sia Cappato, anche se la sua azione al rientro nella penisola sarà dichiarata disobbedienza civile, a lui non importa basta che io sia felice e libero di morire. 
Amore mio non piangere, so che non lo farai, sei così forte che mi chiedo come fai, sei così felice che io realizzi la mia scelta, voglio che tu sappia che hai reso la mia vita una bellezza!
Avere una scelta non è un reato.
Verrò ricordato per quello che ho fatto ma sono solo un essere umano.
Il mio nome è Antoniani Fabiano, ma tutti mi conoscono come Dj Fabo.

Maister









La Storia di Dj Fabo raccontata dalle Iene:

https://www.iene.mediaset.it/video/dj-fabo-libero-fine-alla-fine_10853.shtml

https://www.iene.mediaset.it/video/buon-viaggio-dj-fabo-libero-fino-alla-fine_10896.shtml

https://www.iene.mediaset.it/video/buon-viaggio-dj-fabo-libero-fino-alla-fine_12717.shtml


Il processo a Marco Cappato:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/11/08/news/dj_fabo_marco_cappato_processo-180542842/















venerdì 3 novembre 2017

Le Cronache di Astral - Capitolo 2 - Spiccare il Volo

Era usanza nella capitale che, a diciotto anni, si partecipasse al rito chiamato "Le Ali della Fenice". Esso consisteva nell'affrontare la Montagna Regina e una volta in cima, lanciarsi da più di mille metri per poi cadere nel Fiume di Cenere da bambino per riemergere Uomo.
Non a tutti era concesso di parteciparvi, era il Re a decidere chi potesse farlo, ed era raro che fosse più di uno il partecipante. Tale rito, era considerato una sfida divina, qualcosa che solo eroi, dei e gloriosi guerrieri potevano affrontare. Era anche un modo, per il Re, di circondarsi di leali e potenti guerrieri. La maggior parte dei partecipanti che finiva il rito infatti, diventava un guerriero del Re.
Al piccolo bambino trovato ai piedi dell’altare, gli venne dato il nome di Erick Browsted. Sin dall'infanzia, al bambino, venne insegnata la disciplina, l'ordine, l'uso della spada e della magia di base, le lingue più conosciute e l'antico stile di combattimento delle Truppe Alate, il tutto per prepararlo al meglio per la sfida che lo attendeva. Fu il Re in persona a desiderare più di qualsiasi altra cosa, che quel bambino dal passato misterioso diventasse una sua personale guardia, e i motivi sono ben intuibili, d'altronde, stiamo parlando del bambino del fuoco.
E così, con un destino già scritto, Erick andava avanti con gli occhi bendati sicuro di dove stesse andando, e il giorno del suo diciottesimo compleanno ricevette l'invito di presentarsi difronte al Re per essere iniziato al rito.
La mattina si alzò di buon ora e dopo una colazione veloce si mise in cammino per andare nella sala del Re.
La lunga scalinata alberata sembrava essere infinita, per ogni scalino salito ne apparivano altri tre, una sorta di spirale infinita. In cima, imponente, vi era il castello del Re, il Castel del Cielo.
All'interno le gigantesche mura davano l'impressione di entrare in un luogo mistico. Lungo i corridoi ogni quattro passi c'era un quadro raffigurante una delle trecento guerre tra dei e oscurità. Il grande portone segnava l'inizio della sala reale e dentro infatti, davanti ad una grande vetrata, c'era il trono del Re. Un grande trono di pietra nera e lucida decorato con oro e diamanti blu. Li sedeva il Re della capitale, Re Oriun Yarlei, un uomo alto e dalla folta barba rossastra, nato schiavo e divenuto la persona più importante del Regno.
<<Vieni avanti figliuolo>> disse il Re.
Erick camminò fino a trovarsi di fronte al suo Lord e si inginocchiò dicendo: <<Buongiorno mio signore!>>.
<<Suvvia, alzati ragazzo. Oggi è un grande giorno per te, oggi comincerà il più grande rituale che un giovane possa fare. Sai bene di cosa sto parlando vero?>> chiese il Re con un tono quasi paterno.
<<Certo>>, rispose il ragazzo alzandosi, <<Devo intraprendere il cammino delle Ali della Fenice>>.
<<Vedo che sei abbastanza informato, ma dimmi, credi veramente in quello che stai facendo?>> chiese Oriun.
Ci fu un attimo di silenzio, poi, prima abbassando e poi alzando lo sguardo, Erick rispose <<Certo, è il vostro volere!>>
<<Come pensavo...bene, preparati, questo pomeriggio comincerà il rituale. Sii puntuale mi raccomando. Il luogo dell'incontro è ai Cancelli della Luna Verde.>> disse il Re alzandosi per dare una pacca sulla spalla a Erick che, dopo aver ringraziato il suo signore, se ne andò.
Erick passò le ore che lo separavano dall'inizio della prova in una piccola taverna a mangiare e bere qualcosa e nei pressi del fiume a rilassarsi.
La campana suonò, mancava poco all'inizio del rituale e, convinto e deciso, si avviò.
La piazza era piena di gente. Il Re, la Regina, i figli del re e le sue guardie si trovavano di fronte al Cancello della Luna Verde, un maestoso cancello, interamente di pietra con sopra scolpite le figure di guerrieri che combattevano.
<<Molto bene, è arrivato il momento!>> urlò il Re alla folla.
<<Fra pochi istanti questo cancello verrà aperto e il nostro giovane intraprenderà la via delle Ali della Fenice per diventare un uomo!>>, la folla acclamò Erick che un po' imbarazzato alzò la mano come per ringraziare.
<<Che i quattro Magistri si facciano avanti!>>, urlò nuovamente il Re.
Dalla folla uscirono quattro uomini ognuno con una tunica di colore diverso. Essi erano i custodi delle chiavi e dei segreti del regno. Erano gli uomini con più potere subito dopo il Re Oriun e anche i più colti.
<<Chiedo ad ognuno di voi>>, disse il Re, <<Di venire uno alla volta e per ordine di casata a portare le Chiavi del Tempo dinnanzi al cancello e di inserirle nella fessura>>
Uno alla volta partendo da destra, i Magistri si posizionarono davanti alla fessura ed estrassero la Chiave del Tempo dal taschino. Le puntarono al cielo e i raggi del sole le colpirono facendole risplendere come se avessero luce propria, quella stessa luce si trasformò in un raggio che entrò nelle fessure e poco dopo si sentì uno scatto.
Il Cancello della Luna Verde cominciò ad aprirsi verso l'interno. Una piccola nube di terra si alzò, lasciando un alone di qualcosa di misterioso che entrò all'interno del cancello per poi dileguarsi nella penombra della fitta foresta.
<<Vi ringrazio Magistri!>> disse il Re prostrandosi a loro, che ricambiarono con un inchino.
<<Erick vieni qui, è quasi ora>> disse nuovamente Oriun al giovane che ancora stava smaltendo lo stupore per aver assistito all'apertura del cancello.
<<Bene, di fronte a te c'è la Foresta del Nido. È il primo passo verso il diventare uomo. Una volta dentro, il cancello verrà chiuso e tu ti ritroverai da solo. Puoi uscire di li in soli tre modi, o da uomo, o da codardo o da morto! Non deludermi Erick! Buona fortuna ragazzo mio e che le divinità ti accompagnino in questo tuo cammino>> disse il re dando un'altra pacca sulla spalla al giovane incitandolo a partire.
Erick si girò un ultima volta prima di entrare come se stesse pensando di tornare indietro ma poi si addentrò nella foresta, con lui solo la sua spada, la sua armatura e l'oscurità che lo inghiottiva.