venerdì 20 ottobre 2017

Le Cronache di Astral - Capitolo 1 - Lo Scontro delle Corone

A largo dell'oceano, una maestosa nave sembrava volare sopra quel letto di mare cristallino.
Il sole splendeva alto nel cielo, il vento soffiava tranquillo, i mozzi, senza troppi pensieri, assaporavano la tranquillità della giornata e la nera bandiera sventolava fiera.
Al timone, il navigatore scrutava l'orizzonte e teneva d'occhio la rotta verso la capitale.
Il capitano della nave invece se ne stava nella sua piccola cabina a scrivere sul suo diario note riguardanti il viaggio. La sua stanza era abbastanza piccola, 4 mura di legno, un letto comodo, un tavolo con un lume e un calamo e un piccolo armadio che conteneva pergamene e mappe.
Nonostante fosse il capitano della nave egli non sentiva la necessità di avere una stanza molto grande perché non avrebbe saputo come riempirla e ne tanto meno voleva apparire come un uomo che vivesse nel lusso.
<<Capitano>> disse uno dei mozzi bussando alla porta;
<<Entra pure>> rispose
<<Buongiorno mio capitano. Volevo avvisarla che il cuoco ha appena finito di cucinare e che è pronto da mangiare>>
<<Grazie per avermi avvisato, arrivo subito>>
La loro spedizione era andata a buon fine e il capitano decise di organizzare un banchetto per festeggiare l'impresa che avevano portato a termine.
La lunga tavola al centro della nave aveva trasformato quell'angolo di lavoro in una piccola mangiatoia. Tutti mangiavano e bevevano allegramente.
A un certo punto, il mozzo di vedetta gridò <<Vedo una nave che si avvicina capitano!, sembra avere una bandiera nera con un cerchio rosso al centro>
Il capitano prese il binocolo e scrutò verso la nave che si avvicinava e pensò "Si tratta di Bloodred e della sua ciurma, chissà perché hanno preso il largo senza prima aspettare il nostro ritorno";
Da lontano si riusciva a vedere la lunga cicatrice sul volto di Bloodred e il suo enorme spadone sulle spalle, nel complesso era un uomo che incuteva parecchio terrore.
Dopo qualche minuto le due navi si trovarono vicine al tal punto che i due capitani cominciarono a parlare
<<Bloodred>> disse il capitano, <<Che ci fai qui?>>;
<<Diciamo che sono in missione per conto di una certa persona, Romin>> rispose;
<<E allora dimmi, hai bisogno di qualcosa?>> chiese;
<<In verità si>> rispose Bloodred salendo sull'altra nave,<<La persona per cui sto lavorando vorrebbe qualcosa di veramente unico...>>
<<Di che si tratta?>> chiese Romin incrociando le braccia
<<Una pietra che si trova su un'isola non lontana da qui....che ne dici di venire con me? Avrai una parte del pagamento caro amico>>
<<Una proposta allettante ma ho altri piani scusami Bloodred>> rispose Romin voltandosi
<<Peccato...ma c'è un'altra cosa che devi sapere...la persona per cui sono in missione…devi sapere…che mi ha parlato di te...mi ha detto che avresti rifiutato e per questo mi ha consigliato di mostrarti questo foglio>>
Romin si girò e rimase a bocca aperta. Il foglio che Bloodred aveva in mano aveva un simbolo a lui familiare, il simbolo dei Denti di Drago.
<<Non è possibile...credevo fosse solo una leggenda!>> esclamò Romin.
<<A quanto pare ho suscitato il tuo interesse, cambia la tua rotta, posticipa il tuo ritorno a casa e seguimi se vuoi che il tuo nome rimanga nella storia>> disse Bloodred allungando la mano verso Romin, <<La destinazione non è lontana, anzi, è più vicina di quello che possa sembrare, e ti dirò, la pergamena non farà altro che mostrarci la verità facendoci dare il via alla più grande storia che sia mai stata raccontata. Il punto di partenza si trova ad occidente, proprio su quell'isola di cui ci hanno sempre parlato...>>.
<<Mi hai convinto!>>, rispose, <<Uomini!, cambio di rotta!, si parte per una nuova avventura!, si va sull'Isola della Stella!>> gridò Romin stringendo la mano al suo amico.
Con Isola della Stella veniva indicata un’isola in cui un tempo si diceva regnassero uomini con la pelle squamata e occhi sottili che proteggevano uno dei più antichi e preziosi tesori del mondo.
Dopo poche ore arrivarono sulle sponde dell'isola. Un maestoso panorama appariva davanti ai loro occhi e un imponente vulcano al centro dell'isola sembrava esserne il guardiano.
<<In cima al vulcano, proprio al centro del cratere levita il tempio dei Denti di Drago. All'interno di esso si trova un altare e sopra l'altare c'è poggiata la Stella della Notte che, secondo la leggenda potrebbe sprigionare una forza tale da far resuscitare le antiche creature degli abissi>> disse Bloodred mentre camminava lungo il Sentiero della Luna che li avrebbe portati al tempio.
<<Se la leggenda fosse vera, chi ti sta commissionando diventerebbe la persona più potente del regno, lo sai vero?>> disse Romin
<<Ogni azione ha la sua conseguenza, se per sistemarmi e diventare una delle persone più ricche su questo pianeta devo correre un tale rischio, non ho da preoccuparmi. E sai perché? Perché sarò stato io a permettergli di diventare il più potente e quindi avrà un occhio di riguardo verso di me>> rispose Bloodred alzando le spalle.
<<Se lo dici te...>> disse Romin.
Il sentiero contava la bellezza di più di dieci mila scalini e lungo i lati del cammino sorgevano delle statue di mitologiche creature alcune benevole altre no.
Arrivati in cima, il calore della lava sembrava sciogliere l'aria che si respirava.
Al centro dell'immenso cratere, il tempio non sembrava subire gli effetti della lava bollente, era semplicemente sospeso in aria a pochi metri da un inferno di fuoco, imponente e leggero come una piuma.
"C'è sempre qualcosa che non si riesce a spiegare con la scienza" pensò Romin mentre ammirava sbalordito il Tempio dei Denti del Drago levitare.
L’unica via per arrivare al tempio era un fragile ponte di legno, sospeso sopra la lava proprio come il Tempio e che proprio come esso sembrava non subire gli effetti del calore.
<<Dobbiamo attraversare questo ponte?>> disse uno dei mozzi di Bloodred mentre li tremavano le mani.
<<È normale avere paura, ma non per questo devi tirarti indietro>> rispose Romin, <<Questo ponte è più sicuro delle nostre navi! Non c'è da preoccuparsi>>.
Attraversarono il lungo ponte e ogni tanto un occhio attraversava il legno cadendo sulla lava; la guardavano con sfrontatezza e paura.
Il grande portone di roccia era inciso con antiche scritte di una lingua ormai morta e al centro della struttura un enorme ornamento d'oro a forma di bocca di drago sovrastava su tutte le altre figure.
<<E adesso come entriamo?>> chiese Romin.
<<Semplice, sfondiamo la porta>> rispose Bloodred mentre sguainava il suo spadone.
<<È un tempio sacro questo!>> urlò Romin ponendosi davanti al suo amico,<<Non ti permetterò di profanarlo>>
<<Non è una donna Romin!, è un fottuto ammasso di pietre. Perciò spostati!>>
Bloodred spostò il suo amico e avvicinandosi alla porta disse<<Sono soltanto rocce!>>, si posizionò e con un solo colpo di spada disintegrò completamente il portone.
Le macerie, cadendo, alzarono un grande polverone che non sembrò dileguarsi. Ci volle qualche minuto prima che ciò che era dentro si potesse vedere, l'attesa del piacere.
Davanti ai due capitani apparve qualcosa di veramente straordinario che mai prima di allora ebbero la fortuna di vedere; alte colonne di vetro reggevano la cupola del tempio, alle loro basi teste di dragoni dorati sembravano essere li a difesa delle apparenti deboli colonne e agli angoli del tempio urne cinerarie dorate davano l'impressione di entrare in un altra dimensione. La cupola era dipinta con un affresco raffigurante la grande battaglia degli dei contro l'oscuro, il tutto fece restare con la bocca aperta i due capitani.
<<Veramente magnifico!>> esclamò Romin che ancora faceva a stento a credere a quanto avesse davanti.
<<Molto interessante!>> disse Bloodred senza farsi troppi viaggi, <<Forza! Raggiungiamo l'altare>>.
Tutti entrarono dentro il tempio e, sempre più sbalorditi, ammiravano l'imponente struttura.
Il lungo corridoio di colonne di vetro portava all'altare e accanto ad esso si ergevano due figure scure, non erano esseri viventi, erano due statue guardiane che brandivano un'ascia e che incutevano allo stesso tempo molta paura.
<<Allora>> disse Bloodred avviandosi a passo veloce all'altare, <<La roccia che cerchiamo si dovrebbe trovare li sopra! Riesco a percepirne la forza! Mettetevi tutti a cercarla!>>
I suoi occhi fissavano in modo fisso l'avvicinarsi ad ogni passo dell'altare cercando di schiarire l'immagine per notare ogni cosa che fosse poggiata li sopra.
Ad un certo punto fece uno scatto e in un secondo si trovò ai piedi dell'altare e li rimase immobile.
<<Tutto bene?>> gridò Romin, ma Bloodred non rispose e così decise di avvicinarsi anche lui all'altare.
<<Ma sei sordo?>> disse toccando sulle spalle il suo amico che, con voce molto bassa disse <<Finalmente! Eccola la Stella della Notte! Adesso nessuno potrà fermarmi!>>
<<Ma di che stai parlando?>> chiese Romin indietreggiando.
<<Voglio svelarti una cosa che avresti scoperto una volta a casa. Tre giorni fa sei stato eletto Re dei Pirati dell'Oceano Blu e guardiano dell'Antico Culto. Non sai quanta rabbia ho provato non appena l'ho saputo! Dovevo essere io a essere nominato! Perché invece questo onore è toccato a te?! Ma non ha importanza, non più ora, adesso voglio proprio vedere se il grande Capitan Romin merita il suo titolo! In guardia!>> urlò Bloodred impugnando il suo spadone.
<<Ma sei impazzito? Metti giù quella spada!>> disse Romin mettendosi in guardia.
<<Comportati da uomo!>> urlò Bloodred che subito dopo cercò di colpire in pieno volto il capitano Romin che con destrezza riuscì ad evitare la lama della spada.
Il colpo aveva causato una grossa crepa sul pavimento provocando un leggero terremoto che fece scuotere l'intero tempio.
Romin non voleva affrontare il suo amico perciò cercò di usare la diplomazia e disse <<Calmati o distruggerai tutto! Parliamone>>.
Bloodred alzò la testa e poi si mise a ridere <<Ahahahah! Sei proprio divertente...>> disse, <<...sei proprio un coniglio!>> continuò alzando la voce; <<Impugna la tua spada Capitan Romin!>> e detto questo Bloodred si scagliò contro cercando di colpirlo con il suo spadone.
Romin non ebbe scelta, impugnò anch'egli la sua spada e cominciò a difendersi dagli attacchi dell'altro capitano.
I due, tentando di colpirsi, provocarono un susseguirsi d'onde d'urto che si propagavano all'interno del tempio facendo cadere blocchi di pietra e vasi.
Lo scontro era sempre più caotico e Romin cominciò a pensare che non si sarebbe potuto difendere per l'eternità cosi decise di creare un diversivo per poter allontanarsi da Bloodred e poter ritornare alla nave con i suoi compagni.
A un certo punto ci fu un'onda d'urto così forte che alcune delle colonne di vetro si distrussero facendo crollare una parte di cupola. Fu quello il momento in cui Romin impugnando la sua spada colpì un masso che stava cadendo facendogli cambiare direzione per farlo andare contro Bloodred.
Una volta colpito, il masso, andò velocemente contro l'altro capitano che dovette mettersi dietro una parete per proteggersi.
<<Maledetto!>> gridò, <<Combatti da uomo!>> continuò.
Romin non rimase li a rispondere e insieme a quel che rimaneva della sua ciurma si avviò verso la nave.
Nel frattempo il tempio aveva cominciato a crollare e per di più il vulcano sembrava essersi svegliato.
Bloodred all'interno cominciò a trovarsi come un topo in trappola, non riusciva a trovare la via d'uscita per via di tutte le macerie e cercò in tutti i modi di distruggere una parete del tempio per crearsi una via di fuga ma sembrava che le pietre fossero diventate più resistenti.
Dalle crepe del pavimento cominciò a fuoriuscire la lava che presto inizuò a sciogliere qualsiasi cosa si trovasse. Gli uomini di Bloodred morirono carbonizzati uno dietro l'altro come tante tessere del domino. Il loro capitano era ormai con le spalle al muro, la lava aumentava sempre di più e invano invoca l'aiuto del suo dio.
Il vulcano ad un tratto eruttò e avvolse, come in un caloroso abbraccio, tutto il tempio.
Romin ammirò dalla sua nave il dolce scendere della lava lungo il fianco del vulcano, pensò che gli Dei protettori dell'isola avessero punito il suo amico per aver profanato il luogo sacro.
Si allontanarono abbastanza per essere al sicuro dalla lava e subito dopo ripresero la rotta per casa.
A un certo punto il vulcano eruttò di nuovo ma sta volta dal cratere fuoriuscì una grossa sfera di fuoco che si mise a levitare. Da li uscì Bloodred che gridò <<Romin! Il nostro incontro non si è ancora concluso, preparati alla morte!>> e carico di rabbia diede un pugno alla sfera che si distrusse in milioni di pezzi che, come per magia, si ricombinarono nel cielo e formarono uno spadone di colore nero come il carbone ricoperto da squame di rosso fuoco, sulla lama sembrava scorresse lava e dal manico una lunga coda di serpente sembrava avere vita propria muovendosi vorticosamente.
Bloodred si lanciò dall'alto del cielo verso la nave di Romin che prontamente dopo aver impugnato la sua spada ordinò ai suoi uomini di abbandonare la nave e di gettarsi in mare.
Qualche istante dopo i due capitani si scontrarono nuovamente.
Lungo la nave e sopra l'albero maestro, non importava dove ma i due si infliggevano potenti colpi di spada che provocavano onde altissime in mare.
A un certo punto, Bloodred, indietreggiò e alzò in alto il suo spadone e disse <<Ammira la mia forza!>>. La sua arma cominciò a colorarsi di un rosso sempre più intenso finché a un certo punto, pur non essendo vicino il suo nemico, lanciò un colpo di spada la quale creò una sorta di raggio che, Romin, riuscì a scansare ma che alle sue spalle tagliò in due l'oceano.
Un'onda altissima, come se fosse una risposta degli Dei al colpo di Bloodred, investì la nave coi due capitani a bordo. L'impatto fu così violento che disintegrò completamente la nave.
Bloodred riuscì a evitare l'onda grazie ai suoi nuovi misteriosi poteri. Romin invece, riuscendo a tenersi ad un pezzo di nave, riuscì a proteggersi.
Come un naufrago su un pezzo di legno, Romin, si manteneva a stenti in equilibrio.
Per la prima volta pensò che non sarebbe riuscito a rivedere la sua città.
Alzandosi in piedi disse <<Bloodred!, perché stai facendo tutto questo?>>
Da lassù, Bloodred con molto orgoglio disse <<E me lo chiedi pure?>>, scoppiò a ridere,<<Ammira ciò che sono riuscito a fare, immagina se mi trovassi in una città che cosa potrebbe succedere!>>
<<Tu sei pazzo!>> gridò Romin;
<<Pazzo?>> disse Bloodred,<<Se tu avessi questo potere faresti lo stesso!>>
<<Ti sbagli!>> urlò Romin alzando la spada al cielo.
<<Tu e il tuo modo di pensare da buon samaritano non avrete vita lunga e oggi io firmerò la vostra morte, preparati!>> disse Bloodred che puntando la mano verso Romin come un bandito punta la pistola a un uomo, li lanciò una sfera di fuoco contro.
Man mano che la sfera si avvicina, sembrava crescere sempre di più e Romin, dal basso, sudando freddo, cominciò a pregare i suoi Dei chiedendo un aiuto.
L'acqua cominciava a bollire e la temperatura saliva sempre di più, l'impatto era vicinissimo.
A un certo punto da sotto i piedi di Romin, una forte luce cominciò a sprigionarsi, era come se da sotto gli abissi qualcosa cercasse di uscire.
Bloodred notò un'ombra risalire le profondità dell'oceano finché delle mascelle ricoperte di squame non uscirono fuori e inghiottirono la sfera di fuoco e Romin.
<<Non è possibile>> esclamò Bloodred.
Davanti a se vide una tra le più antiche creature del mondo, il Dragone Blu. Una mastodontica creatura abitatrice dei mari e sovrano delle profondità abissali. La leggenda narrava che le tempeste nei mari fossero provocate dalle sue ali che sbattendo sott'acqua creavano immense e potenti correnti e tortuosi vortici.
Il Dragone riaprì la bocca e sulla sua lingua vi era uno spaventato Romin che ancora stentava a credere a quanto stesse accadendo. Venne messo sopra quello che doveva essere il naso della creatura e girandosi per vedere meglio la creatura, si instaurò una specie di connessione telepatica  tra di loro.
<<Romin, ciò che ti sto per dire è qualcosa di veramente importante quindi stai bene attento. Il tuo amico è entrato in contatto con un’entità negativa e ora è sotto il suo controllo. Quello che devi fare tu è di prendere la mia forza e di usarla per bloccare e distruggere quell'entità negativa e per fare ciò, il tuo amico dovrà morire.>>
<<Ma di che stai parlando?>> chiese Romin guardando negli occhi il Dragone
<<È inutile fare domande, non abbiamo molto tempo. Forza prendi la tua spada, macchiala col mio sangue e bevine una goccia, in questo modo apprenderai l'antica forza dei Dragoni.>>
Romin, impaurito ma curioso, estrasse la sua spada e la infilò nella pelle della creatura e bevve una goccia del suo sangue. All'improvviso sentì dentro di se una grandissima energia e, come una fiamma, si propagava in tutto il suo corpo. Cominciò a sentirsi diverso, sulla sua schiena cominciarono a spuntare delle appendici simili a delle ali squamate, la sua muscolatura era raddoppiata e si sentiva molto più forte di prima.
<<Ma che cosa mi sta succedendo??>> urlò in preda al panico Romin
Non appena la trasformazione finì, il Dragone disse <<Molto bene, ora sei in grado di affrontare il tuo nemico!>>
Il Dragone ritornò negli abissi lasciando i due capitani da soli in superficie.
<<Ammirevole>> disse Bloodred guardando in cosa si fosse trasformato Romin, <<Vediamo cosa sai fare allora!>> e si scagliò nuovamente contro l'altro capitano.
Discendendo creò un vortice che a contatto con l'acqua provocò altissime onde.
Mentre il suo nemico si avvicinava, Romin non esitò, e, senza conoscere i suoi nuovi poteri, si scagliò anch'egli contro.
L'incrocio tra le due spade creava squarci nel cielo, lo scontro si faceva sempre più infuocato.
Gli uomini di Romin ammiravano terrorizzati i due capitani combattere. Facevano il tifo per il loro capitano ma avrebbero voluto trovarsi da un'altra parte, lontani da questa catastrofe.
I due erano di pari forza, nessuno riusciva a colpire l'altro mortalmente. Era come se i loro colpi si annullassero al contatto tra le spade.
Si ritrovarono l'uno di fronte all'altro; attorno a loro fulmini e oscure nuvole davano lo sfondo a quello che poteva definirsi come "Lo scontro delle Corone". Da una parte l'uomo nominato Re dei Pirati dall'altro un uomo in cerca di rivendicazione come un re spodestato.
<<Finiamola qui Romin!>> disse Bloodred, <<Io non ti lascerò andare via e te sarai costretto a combattere fino a quando non mi ucciderai. E anche se questo va contro i tuoi principi morali, non puoi negare che sia l'unica soluzione!>>
<<Mi è stato detto cosa fare e purtroppo dovrò farlo>> disse Romin ricordando le parole del Dragone, <<Spero che troverai la serenità una volta che tutto questo sarà finito>>
Bloodred si mise a ridere <<Risparmiati queste inutili parole, in guardia Re dei pirati! È ora di vedere se il titolo che ti è stato assegnato ti rispecchia!>>. Alzando lo spadone, Bloodred, cominciò a caricarsi di una strana energia e si lanciò contro Romin attaccandolo dall'alto verso il basso.
Romin prontamente parò il colpo e tirandosi indietro scagliò contro il suo nemico un contraccolpo molto potente che sfiorò la faccia di Bloodred provocandogli un piccolo taglio.
<<Un'altra cicatrice non è che un altro segno della mia resistenza e forza! Un corpo senza cicatrici non è un corpo degno di un Re! E adesso io voglio infliggerti la più grande cicatrice mai vista che partirà dalla tua testa e che arriverà fino ai tuoi piedi! Voglio tagliarti a metà!>>
Bloodred si scagliò nuovamente contro Romin ma questa volta, contemporaneamente al contatto tra le spade un fulmine si mise in mezzo alle due lame ed entrambi i capitani vennero spinti da una forza misteriosa e si ritrovarono sui resti della nave a guardarsi negli occhi, quasi con odio reciproco.
Nuovamente, sotto di loro, apparve quella misteriosa luce e, subito dopo, dalle profondità fuoriuscì il Dragone ma questa volta emerse completamente e si appoggiò sullo strato d'acqua, sembrava quasi che potesse camminarci sopra nonostante la sua mole.
<<E tu>> disse Bloodred con arroganza, <<Da che parte stai?>>
Il Dragone guardò negli occhi i due capitani e disse <<Voi avete risvegliato un tempo dormiente, qualcosa che si celava nell'ombra e che vedendo uno squarcio di luce ha riaperto gli occhi svegliandosi da un lungo sonno. Purtroppo mi è stato ordinato di mettere a tacere e rispedire tutto nell’oblio ma non posso lasciare che il tempo si abbatta su di voi perciò, ora, dopo migliaia di anni, ciò che si divise ritornerà intero>>.
Il Dragone spalancò le ali, si inarcò all'indietro e emanò una grande sfera luminosa che, fermatasi al centro tra i due capitani, cominciò a roteare su se stessa provocando un tornado che risucchiò tutto quello che c'era finché una grandiosa esplosione non illuminò tutto ciò che c’era nei dintorni. Dalle isole più vicine fino alle lontane mura della capitale la luce illuminò qualsiasi cosa per poi affievolirsi e sparire.
Tutto il caos improvvisamente sparì, quasi come fosse stato risucchiato da qualcosa.
I resti della nave erano spariti così come gli uomini di Romin.
Per quanto riguarda i due capitani invece, di loro erano rimaste solo le loro spade che per qualche strano motivo levitavano sul pelo dell'oceano.
Il Dragone, dall'alto, vide la serenità della situazione e pensò di aver fatto la cosa giusta. 
Si immerse nuovamente nelle acque oscure e sparì.
Le due spade rimasero in aria per pochi attimi per poi anch'esse sprofondare nell'oceano.
Dall'isola, il vulcano aveva smesso di eruttare e man mano che la lava si ritirava, il tempio riemergeva, intatto e imponente.
Passarono poche ore e sul posto, navi dell'esercito e curiosi navigatori giunsero per capire cosa fosse successo. Fecero un sopralluogo dell'isola e quando arrivarono nei pressi del tempio si sentì un lamento di bimbo.
Subito gli uomini si precipitarono a vedere e rimasero impressionati.
Davanti a loro, ai piedi dell'altare, avvolto tra lingue di fuoco e coccolato da nubi di fumo, vi era un bambino.
Nessuno capì mai come fosse arrivato li o chi fosse la madre, ma pur di non lasciarlo solo, venne portato alla capitale e crebbe li. Intorno a lui qualcuno iniziò a creare leggende e strani racconti, c'è chi ci credeva e chi no, ma per tutti quel pargolo era il bambino del fuoco.

Maister

mercoledì 4 ottobre 2017

Le Cronache di Astral - Prologo della Creazione

In un tempo remoto, il cui ricordo sprofondò nell’oblio dei millenni a seguire, si estendeva una lunga valle dal candore delle nuvole e li, in quell’angolo di paradiso, vivevano le Anime, creature ancestrali, dotate di straordinaria saggezza.

Tra loro regnava l’armonia, e l’equilibrio dirigeva il tempo ignaro del suo scorrere.
Le Anime si accorsero che nonostante la perfezione della loro eternità mancasse qualcosa.
Decisero quindi di creare, sotto il Bianco Manto, la Terra e organismi viventi che la popolassero.
Da essi si distingueva per intelligenza e abilità l’essere umano.
Inizialmente furono affascinati dalla loro opera.
Tuttavia notarono che ciò che crearono era pervaso da una strana malinconia, quasi come fosse tutto spento. 
Decisero dunque di superare il Bianco Manto per toccare con mano la loro creazione e per capire l'eventuale errore che commisero, ma non appena la prima Anima superò il confine essa si divise in due, ed entrambe le parti vennero attratte da lati opposti da qualcosa.
Tutte le Anime, con l’intento di aiutare la loro compagna, superarono il confine e anch'esse vennero divise in due e catapultate chissà dove;
Alcune rimasero di fronte al confine, seppur divise, ma non riuscirono a ritornare indietro. 
Era come se qualcosa impedisse loro di superare nuovamente il confine del Bianco Manto e ritornare nella loro casa. 
E così si trovarono a vagare in ciò che avevano creato alla ricerca di una risposta.



Maister