giovedì 30 novembre 2017

Venere

Ed eri li seduta ad un bar, ho sentito il tuo nome e ti ho cercato su Instagram, ho visto qualche tua foto e storia, ed ho pensato subito che eri curiosa, poi ti ho seguita, ti ho aggiunta su Facebook e da quello che pubblicavi ho capito che ti godi da sola i tuoi piaceri, vivi nel tuo favoloso mondo, come Amelie.
E non lo nego, che se fumo e bevo faccio meglio il sesso, perché ho pochi pensieri, tipo “ma me già mi conoscevi?”, e da sobrio penso che domani sarà come ieri, quindi faccio cilecca, una lama dentro un lecca-lecca, ho fatto pena ma non mi preoccupo, come quando fuori piove, non ci vado a lezione, dormo.
Ero solo alla terza birra, quella bionda amica da una vita, tu eri in vestito nero e ogni tanto accavallavi le gambe, mi accendevi un desiderio, come un'oasi nel deserto, ma ti bevevo con una cannuccia tanto eri distante.
Prendo coraggio, mi avvicino sorridente, potevo portarle una birra già che c’ero, la ordino vicino a lei come nei film e non si accorgerà di niente, mi presento: “Piacere Piero, non voglio disturbarti ma ti ho vista sola e ho pensato che magari, potremmo intrattenerci, farlo a vicenda, mi sono appena trasferito qui a Milano da Vicenza, non conosco nessuno e ho visto te, sembra quasi una coincidenza”.
Un po’ imbarazzata mi sorridi e dici: “Piacere sono Pamela, sai sono anche io qui da poco, vengo da Firenze, studierò letteratura moderna, inizierò fra qualche giorno. Tu cosa fai invece? Hai la faccia da ingegnere”'.
Da quel che vedo sei pure simpatica, ci conosciamo appena ed hai già preso confidenza, mi piacciono le tipe così, come te, mi piaci te!
Sorridendo ti rispondo che invece, studio scienze e tecnologie per l’ambiente, che voglio fare il professore da grande, e questa cosa ti stupisce, e sei curiosa di sapere il perché, ti rispondo che è per vendetta personale ma poi ridiamo insieme e già mi immagino a portarti a mare.
La serata continuava tranquilla, c'era una strana energia e continuavamo a bere birra, volevi saperne di più, dicevi che era divertente sentire alcune storie della mia vita, e ogni tanto incredula mi chiedevi se fosse vera.
L’alcool spingeva verso la testa, ed era finita pure la festa, sostiamo due minuti sul marciapiede giusto il tempo di una sigaretta, che poi manco fumo, ma pur di parlare un altro po’ con te, ti rubo.
Avevi uno sguardo strano, ci salutiamo si però poi scappa un bacio, poi un altro e un altro ancora, sotto le luci di un'insegna che diceva: 
“Inseguilo, perché l’amore si dilegua”, come una cometa, come una corriera, come una tempesta.

Maister





giovedì 9 novembre 2017

Avere una scelta

La luna mi abbaglia, entra nella stanza, colora di bianco la mancanza.
Perché mi cerchi, perché navighi nei miei pensieri, rimani tra i cieli, cammina tra le nuvole come facevi ieri.
Lo sguardo fisso in alto, un’espressione paralizzata ma la mia mente naviga, viaggio tanto.
Conto i battiti, i miei respiri, percepisco, i miei sesti sensi sono attivi, sono allerta, sugli attenti.
Vedo nero da tempo ormai, che mi chiedo quando finirà la notte, quando finalmente verrà a prendermi lei, la morte, sento di avere come un obbligo di avvicinamento all'altra lei, la vita.
È una sfida tra decisioni mie personali, la mia, la nostra, la vostra, tutti decidono per me, metti un mi piace, recita un padre nostro a fammi continuare a vivere invece di morire.
Fatemi decidere.
Sono innocente.
Mi state condannando alla pena di vita.
Voglio il diritto alla morte.
Fatemi decidere. Se esiste la pena di morte allora deve esistere la pena di vita, se esiste il diritto alla vita deve esistere il diritto alla morte.
Perché mi volete condannare alla vita se voglio condannarmi a morte?
Si lo so, sarebbe bello, ma non ci vedo, se riuscissi almeno, avrei un’altra prospettiva sulla vita, non mi importa di parlare o camminare, l'ho fatto così tanto prima di ora che non ne sento la mancanza, fatemi vedere in silenzio e in pace.
Ma non posso e perciò ho preso una decisione, portatemi dal dottore, quello dopo le montagne più alte italiane, li è legale. 
Avere una scelta non è un reato, è un fattore umano. 
Mi accompagna una persona di cui so solo il nome ma che appoggia le mie scelte e sono felice che sia Cappato, anche se la sua azione al rientro nella penisola sarà dichiarata disobbedienza civile, a lui non importa basta che io sia felice e libero di morire. 
Amore mio non piangere, so che non lo farai, sei così forte che mi chiedo come fai, sei così felice che io realizzi la mia scelta, voglio che tu sappia che hai reso la mia vita una bellezza!
Avere una scelta non è un reato.
Verrò ricordato per quello che ho fatto ma sono solo un essere umano.
Il mio nome è Antoniani Fabiano, ma tutti mi conoscono come Dj Fabo.

Maister









La Storia di Dj Fabo raccontata dalle Iene:

https://www.iene.mediaset.it/video/dj-fabo-libero-fine-alla-fine_10853.shtml

https://www.iene.mediaset.it/video/buon-viaggio-dj-fabo-libero-fino-alla-fine_10896.shtml

https://www.iene.mediaset.it/video/buon-viaggio-dj-fabo-libero-fino-alla-fine_12717.shtml


Il processo a Marco Cappato:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/11/08/news/dj_fabo_marco_cappato_processo-180542842/















venerdì 3 novembre 2017

Le Cronache di Astral - Capitolo 2 - Spiccare il Volo

Era usanza nella capitale che, a diciotto anni, si partecipasse al rito chiamato "Le Ali della Fenice". Esso consisteva nell'affrontare la Montagna Regina e una volta in cima, lanciarsi da più di mille metri per poi cadere nel Fiume di Cenere da bambino per riemergere Uomo.
Non a tutti era concesso di parteciparvi, era il Re a decidere chi potesse farlo, ed era raro che fosse più di uno il partecipante. Tale rito, era considerato una sfida divina, qualcosa che solo eroi, dei e gloriosi guerrieri potevano affrontare. Era anche un modo, per il Re, di circondarsi di leali e potenti guerrieri. La maggior parte dei partecipanti che finiva il rito infatti, diventava un guerriero del Re.
Al piccolo bambino trovato ai piedi dell’altare, gli venne dato il nome di Erick Browsted. Sin dall'infanzia, al bambino, venne insegnata la disciplina, l'ordine, l'uso della spada e della magia di base, le lingue più conosciute e l'antico stile di combattimento delle Truppe Alate, il tutto per prepararlo al meglio per la sfida che lo attendeva. Fu il Re in persona a desiderare più di qualsiasi altra cosa, che quel bambino dal passato misterioso diventasse una sua personale guardia, e i motivi sono ben intuibili, d'altronde, stiamo parlando del bambino del fuoco.
E così, con un destino già scritto, Erick andava avanti con gli occhi bendati sicuro di dove stesse andando, e il giorno del suo diciottesimo compleanno ricevette l'invito di presentarsi difronte al Re per essere iniziato al rito.
La mattina si alzò di buon ora e dopo una colazione veloce si mise in cammino per andare nella sala del Re.
La lunga scalinata alberata sembrava essere infinita, per ogni scalino salito ne apparivano altri tre, una sorta di spirale infinita. In cima, imponente, vi era il castello del Re, il Castel del Cielo.
All'interno le gigantesche mura davano l'impressione di entrare in un luogo mistico. Lungo i corridoi ogni quattro passi c'era un quadro raffigurante una delle trecento guerre tra dei e oscurità. Il grande portone segnava l'inizio della sala reale e dentro infatti, davanti ad una grande vetrata, c'era il trono del Re. Un grande trono di pietra nera e lucida decorato con oro e diamanti blu. Li sedeva il Re della capitale, Re Oriun Yarlei, un uomo alto e dalla folta barba rossastra, nato schiavo e divenuto la persona più importante del Regno.
<<Vieni avanti figliuolo>> disse il Re.
Erick camminò fino a trovarsi di fronte al suo Lord e si inginocchiò dicendo: <<Buongiorno mio signore!>>.
<<Suvvia, alzati ragazzo. Oggi è un grande giorno per te, oggi comincerà il più grande rituale che un giovane possa fare. Sai bene di cosa sto parlando vero?>> chiese il Re con un tono quasi paterno.
<<Certo>>, rispose il ragazzo alzandosi, <<Devo intraprendere il cammino delle Ali della Fenice>>.
<<Vedo che sei abbastanza informato, ma dimmi, credi veramente in quello che stai facendo?>> chiese Oriun.
Ci fu un attimo di silenzio, poi, prima abbassando e poi alzando lo sguardo, Erick rispose <<Certo, è il vostro volere!>>
<<Come pensavo...bene, preparati, questo pomeriggio comincerà il rituale. Sii puntuale mi raccomando. Il luogo dell'incontro è ai Cancelli della Luna Verde.>> disse il Re alzandosi per dare una pacca sulla spalla a Erick che, dopo aver ringraziato il suo signore, se ne andò.
Erick passò le ore che lo separavano dall'inizio della prova in una piccola taverna a mangiare e bere qualcosa e nei pressi del fiume a rilassarsi.
La campana suonò, mancava poco all'inizio del rituale e, convinto e deciso, si avviò.
La piazza era piena di gente. Il Re, la Regina, i figli del re e le sue guardie si trovavano di fronte al Cancello della Luna Verde, un maestoso cancello, interamente di pietra con sopra scolpite le figure di guerrieri che combattevano.
<<Molto bene, è arrivato il momento!>> urlò il Re alla folla.
<<Fra pochi istanti questo cancello verrà aperto e il nostro giovane intraprenderà la via delle Ali della Fenice per diventare un uomo!>>, la folla acclamò Erick che un po' imbarazzato alzò la mano come per ringraziare.
<<Che i quattro Magistri si facciano avanti!>>, urlò nuovamente il Re.
Dalla folla uscirono quattro uomini ognuno con una tunica di colore diverso. Essi erano i custodi delle chiavi e dei segreti del regno. Erano gli uomini con più potere subito dopo il Re Oriun e anche i più colti.
<<Chiedo ad ognuno di voi>>, disse il Re, <<Di venire uno alla volta e per ordine di casata a portare le Chiavi del Tempo dinnanzi al cancello e di inserirle nella fessura>>
Uno alla volta partendo da destra, i Magistri si posizionarono davanti alla fessura ed estrassero la Chiave del Tempo dal taschino. Le puntarono al cielo e i raggi del sole le colpirono facendole risplendere come se avessero luce propria, quella stessa luce si trasformò in un raggio che entrò nelle fessure e poco dopo si sentì uno scatto.
Il Cancello della Luna Verde cominciò ad aprirsi verso l'interno. Una piccola nube di terra si alzò, lasciando un alone di qualcosa di misterioso che entrò all'interno del cancello per poi dileguarsi nella penombra della fitta foresta.
<<Vi ringrazio Magistri!>> disse il Re prostrandosi a loro, che ricambiarono con un inchino.
<<Erick vieni qui, è quasi ora>> disse nuovamente Oriun al giovane che ancora stava smaltendo lo stupore per aver assistito all'apertura del cancello.
<<Bene, di fronte a te c'è la Foresta del Nido. È il primo passo verso il diventare uomo. Una volta dentro, il cancello verrà chiuso e tu ti ritroverai da solo. Puoi uscire di li in soli tre modi, o da uomo, o da codardo o da morto! Non deludermi Erick! Buona fortuna ragazzo mio e che le divinità ti accompagnino in questo tuo cammino>> disse il re dando un'altra pacca sulla spalla al giovane incitandolo a partire.
Erick si girò un ultima volta prima di entrare come se stesse pensando di tornare indietro ma poi si addentrò nella foresta, con lui solo la sua spada, la sua armatura e l'oscurità che lo inghiottiva.

venerdì 20 ottobre 2017

Le Cronache di Astral - Capitolo 1 - Lo Scontro delle Corone

A largo dell'oceano, una maestosa nave sembrava volare sopra quel letto di mare cristallino.
Il sole splendeva alto nel cielo, il vento soffiava tranquillo, i mozzi, senza troppi pensieri, assaporavano la tranquillità della giornata e la nera bandiera sventolava fiera.
Al timone, il navigatore scrutava l'orizzonte e teneva d'occhio la rotta verso la capitale.
Il capitano della nave invece se ne stava nella sua piccola cabina a scrivere sul suo diario note riguardanti il viaggio. La sua stanza era abbastanza piccola, 4 mura di legno, un letto comodo, un tavolo con un lume e un calamo e un piccolo armadio che conteneva pergamene e mappe.
Nonostante fosse il capitano della nave egli non sentiva la necessità di avere una stanza molto grande perché non avrebbe saputo come riempirla e ne tanto meno voleva apparire come un uomo che vivesse nel lusso.
<<Capitano>> disse uno dei mozzi bussando alla porta;
<<Entra pure>> rispose
<<Buongiorno mio capitano. Volevo avvisarla che il cuoco ha appena finito di cucinare e che è pronto da mangiare>>
<<Grazie per avermi avvisato, arrivo subito>>
La loro spedizione era andata a buon fine e il capitano decise di organizzare un banchetto per festeggiare l'impresa che avevano portato a termine.
La lunga tavola al centro della nave aveva trasformato quell'angolo di lavoro in una piccola mangiatoia. Tutti mangiavano e bevevano allegramente.
A un certo punto, il mozzo di vedetta gridò <<Vedo una nave che si avvicina capitano!, sembra avere una bandiera nera con un cerchio rosso al centro>
Il capitano prese il binocolo e scrutò verso la nave che si avvicinava e pensò "Si tratta di Bloodred e della sua ciurma, chissà perché hanno preso il largo senza prima aspettare il nostro ritorno";
Da lontano si riusciva a vedere la lunga cicatrice sul volto di Bloodred e il suo enorme spadone sulle spalle, nel complesso era un uomo che incuteva parecchio terrore.
Dopo qualche minuto le due navi si trovarono vicine al tal punto che i due capitani cominciarono a parlare
<<Bloodred>> disse il capitano, <<Che ci fai qui?>>;
<<Diciamo che sono in missione per conto di una certa persona, Romin>> rispose;
<<E allora dimmi, hai bisogno di qualcosa?>> chiese;
<<In verità si>> rispose Bloodred salendo sull'altra nave,<<La persona per cui sto lavorando vorrebbe qualcosa di veramente unico...>>
<<Di che si tratta?>> chiese Romin incrociando le braccia
<<Una pietra che si trova su un'isola non lontana da qui....che ne dici di venire con me? Avrai una parte del pagamento caro amico>>
<<Una proposta allettante ma ho altri piani scusami Bloodred>> rispose Romin voltandosi
<<Peccato...ma c'è un'altra cosa che devi sapere...la persona per cui sono in missione…devi sapere…che mi ha parlato di te...mi ha detto che avresti rifiutato e per questo mi ha consigliato di mostrarti questo foglio>>
Romin si girò e rimase a bocca aperta. Il foglio che Bloodred aveva in mano aveva un simbolo a lui familiare, il simbolo dei Denti di Drago.
<<Non è possibile...credevo fosse solo una leggenda!>> esclamò Romin.
<<A quanto pare ho suscitato il tuo interesse, cambia la tua rotta, posticipa il tuo ritorno a casa e seguimi se vuoi che il tuo nome rimanga nella storia>> disse Bloodred allungando la mano verso Romin, <<La destinazione non è lontana, anzi, è più vicina di quello che possa sembrare, e ti dirò, la pergamena non farà altro che mostrarci la verità facendoci dare il via alla più grande storia che sia mai stata raccontata. Il punto di partenza si trova ad occidente, proprio su quell'isola di cui ci hanno sempre parlato...>>.
<<Mi hai convinto!>>, rispose, <<Uomini!, cambio di rotta!, si parte per una nuova avventura!, si va sull'Isola della Stella!>> gridò Romin stringendo la mano al suo amico.
Con Isola della Stella veniva indicata un’isola in cui un tempo si diceva regnassero uomini con la pelle squamata e occhi sottili che proteggevano uno dei più antichi e preziosi tesori del mondo.
Dopo poche ore arrivarono sulle sponde dell'isola. Un maestoso panorama appariva davanti ai loro occhi e un imponente vulcano al centro dell'isola sembrava esserne il guardiano.
<<In cima al vulcano, proprio al centro del cratere levita il tempio dei Denti di Drago. All'interno di esso si trova un altare e sopra l'altare c'è poggiata la Stella della Notte che, secondo la leggenda potrebbe sprigionare una forza tale da far resuscitare le antiche creature degli abissi>> disse Bloodred mentre camminava lungo il Sentiero della Luna che li avrebbe portati al tempio.
<<Se la leggenda fosse vera, chi ti sta commissionando diventerebbe la persona più potente del regno, lo sai vero?>> disse Romin
<<Ogni azione ha la sua conseguenza, se per sistemarmi e diventare una delle persone più ricche su questo pianeta devo correre un tale rischio, non ho da preoccuparmi. E sai perché? Perché sarò stato io a permettergli di diventare il più potente e quindi avrà un occhio di riguardo verso di me>> rispose Bloodred alzando le spalle.
<<Se lo dici te...>> disse Romin.
Il sentiero contava la bellezza di più di dieci mila scalini e lungo i lati del cammino sorgevano delle statue di mitologiche creature alcune benevole altre no.
Arrivati in cima, il calore della lava sembrava sciogliere l'aria che si respirava.
Al centro dell'immenso cratere, il tempio non sembrava subire gli effetti della lava bollente, era semplicemente sospeso in aria a pochi metri da un inferno di fuoco, imponente e leggero come una piuma.
"C'è sempre qualcosa che non si riesce a spiegare con la scienza" pensò Romin mentre ammirava sbalordito il Tempio dei Denti del Drago levitare.
L’unica via per arrivare al tempio era un fragile ponte di legno, sospeso sopra la lava proprio come il Tempio e che proprio come esso sembrava non subire gli effetti del calore.
<<Dobbiamo attraversare questo ponte?>> disse uno dei mozzi di Bloodred mentre li tremavano le mani.
<<È normale avere paura, ma non per questo devi tirarti indietro>> rispose Romin, <<Questo ponte è più sicuro delle nostre navi! Non c'è da preoccuparsi>>.
Attraversarono il lungo ponte e ogni tanto un occhio attraversava il legno cadendo sulla lava; la guardavano con sfrontatezza e paura.
Il grande portone di roccia era inciso con antiche scritte di una lingua ormai morta e al centro della struttura un enorme ornamento d'oro a forma di bocca di drago sovrastava su tutte le altre figure.
<<E adesso come entriamo?>> chiese Romin.
<<Semplice, sfondiamo la porta>> rispose Bloodred mentre sguainava il suo spadone.
<<È un tempio sacro questo!>> urlò Romin ponendosi davanti al suo amico,<<Non ti permetterò di profanarlo>>
<<Non è una donna Romin!, è un fottuto ammasso di pietre. Perciò spostati!>>
Bloodred spostò il suo amico e avvicinandosi alla porta disse<<Sono soltanto rocce!>>, si posizionò e con un solo colpo di spada disintegrò completamente il portone.
Le macerie, cadendo, alzarono un grande polverone che non sembrò dileguarsi. Ci volle qualche minuto prima che ciò che era dentro si potesse vedere, l'attesa del piacere.
Davanti ai due capitani apparve qualcosa di veramente straordinario che mai prima di allora ebbero la fortuna di vedere; alte colonne di vetro reggevano la cupola del tempio, alle loro basi teste di dragoni dorati sembravano essere li a difesa delle apparenti deboli colonne e agli angoli del tempio urne cinerarie dorate davano l'impressione di entrare in un altra dimensione. La cupola era dipinta con un affresco raffigurante la grande battaglia degli dei contro l'oscuro, il tutto fece restare con la bocca aperta i due capitani.
<<Veramente magnifico!>> esclamò Romin che ancora faceva a stento a credere a quanto avesse davanti.
<<Molto interessante!>> disse Bloodred senza farsi troppi viaggi, <<Forza! Raggiungiamo l'altare>>.
Tutti entrarono dentro il tempio e, sempre più sbalorditi, ammiravano l'imponente struttura.
Il lungo corridoio di colonne di vetro portava all'altare e accanto ad esso si ergevano due figure scure, non erano esseri viventi, erano due statue guardiane che brandivano un'ascia e che incutevano allo stesso tempo molta paura.
<<Allora>> disse Bloodred avviandosi a passo veloce all'altare, <<La roccia che cerchiamo si dovrebbe trovare li sopra! Riesco a percepirne la forza! Mettetevi tutti a cercarla!>>
I suoi occhi fissavano in modo fisso l'avvicinarsi ad ogni passo dell'altare cercando di schiarire l'immagine per notare ogni cosa che fosse poggiata li sopra.
Ad un certo punto fece uno scatto e in un secondo si trovò ai piedi dell'altare e li rimase immobile.
<<Tutto bene?>> gridò Romin, ma Bloodred non rispose e così decise di avvicinarsi anche lui all'altare.
<<Ma sei sordo?>> disse toccando sulle spalle il suo amico che, con voce molto bassa disse <<Finalmente! Eccola la Stella della Notte! Adesso nessuno potrà fermarmi!>>
<<Ma di che stai parlando?>> chiese Romin indietreggiando.
<<Voglio svelarti una cosa che avresti scoperto una volta a casa. Tre giorni fa sei stato eletto Re dei Pirati dell'Oceano Blu e guardiano dell'Antico Culto. Non sai quanta rabbia ho provato non appena l'ho saputo! Dovevo essere io a essere nominato! Perché invece questo onore è toccato a te?! Ma non ha importanza, non più ora, adesso voglio proprio vedere se il grande Capitan Romin merita il suo titolo! In guardia!>> urlò Bloodred impugnando il suo spadone.
<<Ma sei impazzito? Metti giù quella spada!>> disse Romin mettendosi in guardia.
<<Comportati da uomo!>> urlò Bloodred che subito dopo cercò di colpire in pieno volto il capitano Romin che con destrezza riuscì ad evitare la lama della spada.
Il colpo aveva causato una grossa crepa sul pavimento provocando un leggero terremoto che fece scuotere l'intero tempio.
Romin non voleva affrontare il suo amico perciò cercò di usare la diplomazia e disse <<Calmati o distruggerai tutto! Parliamone>>.
Bloodred alzò la testa e poi si mise a ridere <<Ahahahah! Sei proprio divertente...>> disse, <<...sei proprio un coniglio!>> continuò alzando la voce; <<Impugna la tua spada Capitan Romin!>> e detto questo Bloodred si scagliò contro cercando di colpirlo con il suo spadone.
Romin non ebbe scelta, impugnò anch'egli la sua spada e cominciò a difendersi dagli attacchi dell'altro capitano.
I due, tentando di colpirsi, provocarono un susseguirsi d'onde d'urto che si propagavano all'interno del tempio facendo cadere blocchi di pietra e vasi.
Lo scontro era sempre più caotico e Romin cominciò a pensare che non si sarebbe potuto difendere per l'eternità cosi decise di creare un diversivo per poter allontanarsi da Bloodred e poter ritornare alla nave con i suoi compagni.
A un certo punto ci fu un'onda d'urto così forte che alcune delle colonne di vetro si distrussero facendo crollare una parte di cupola. Fu quello il momento in cui Romin impugnando la sua spada colpì un masso che stava cadendo facendogli cambiare direzione per farlo andare contro Bloodred.
Una volta colpito, il masso, andò velocemente contro l'altro capitano che dovette mettersi dietro una parete per proteggersi.
<<Maledetto!>> gridò, <<Combatti da uomo!>> continuò.
Romin non rimase li a rispondere e insieme a quel che rimaneva della sua ciurma si avviò verso la nave.
Nel frattempo il tempio aveva cominciato a crollare e per di più il vulcano sembrava essersi svegliato.
Bloodred all'interno cominciò a trovarsi come un topo in trappola, non riusciva a trovare la via d'uscita per via di tutte le macerie e cercò in tutti i modi di distruggere una parete del tempio per crearsi una via di fuga ma sembrava che le pietre fossero diventate più resistenti.
Dalle crepe del pavimento cominciò a fuoriuscire la lava che presto inizuò a sciogliere qualsiasi cosa si trovasse. Gli uomini di Bloodred morirono carbonizzati uno dietro l'altro come tante tessere del domino. Il loro capitano era ormai con le spalle al muro, la lava aumentava sempre di più e invano invoca l'aiuto del suo dio.
Il vulcano ad un tratto eruttò e avvolse, come in un caloroso abbraccio, tutto il tempio.
Romin ammirò dalla sua nave il dolce scendere della lava lungo il fianco del vulcano, pensò che gli Dei protettori dell'isola avessero punito il suo amico per aver profanato il luogo sacro.
Si allontanarono abbastanza per essere al sicuro dalla lava e subito dopo ripresero la rotta per casa.
A un certo punto il vulcano eruttò di nuovo ma sta volta dal cratere fuoriuscì una grossa sfera di fuoco che si mise a levitare. Da li uscì Bloodred che gridò <<Romin! Il nostro incontro non si è ancora concluso, preparati alla morte!>> e carico di rabbia diede un pugno alla sfera che si distrusse in milioni di pezzi che, come per magia, si ricombinarono nel cielo e formarono uno spadone di colore nero come il carbone ricoperto da squame di rosso fuoco, sulla lama sembrava scorresse lava e dal manico una lunga coda di serpente sembrava avere vita propria muovendosi vorticosamente.
Bloodred si lanciò dall'alto del cielo verso la nave di Romin che prontamente dopo aver impugnato la sua spada ordinò ai suoi uomini di abbandonare la nave e di gettarsi in mare.
Qualche istante dopo i due capitani si scontrarono nuovamente.
Lungo la nave e sopra l'albero maestro, non importava dove ma i due si infliggevano potenti colpi di spada che provocavano onde altissime in mare.
A un certo punto, Bloodred, indietreggiò e alzò in alto il suo spadone e disse <<Ammira la mia forza!>>. La sua arma cominciò a colorarsi di un rosso sempre più intenso finché a un certo punto, pur non essendo vicino il suo nemico, lanciò un colpo di spada la quale creò una sorta di raggio che, Romin, riuscì a scansare ma che alle sue spalle tagliò in due l'oceano.
Un'onda altissima, come se fosse una risposta degli Dei al colpo di Bloodred, investì la nave coi due capitani a bordo. L'impatto fu così violento che disintegrò completamente la nave.
Bloodred riuscì a evitare l'onda grazie ai suoi nuovi misteriosi poteri. Romin invece, riuscendo a tenersi ad un pezzo di nave, riuscì a proteggersi.
Come un naufrago su un pezzo di legno, Romin, si manteneva a stenti in equilibrio.
Per la prima volta pensò che non sarebbe riuscito a rivedere la sua città.
Alzandosi in piedi disse <<Bloodred!, perché stai facendo tutto questo?>>
Da lassù, Bloodred con molto orgoglio disse <<E me lo chiedi pure?>>, scoppiò a ridere,<<Ammira ciò che sono riuscito a fare, immagina se mi trovassi in una città che cosa potrebbe succedere!>>
<<Tu sei pazzo!>> gridò Romin;
<<Pazzo?>> disse Bloodred,<<Se tu avessi questo potere faresti lo stesso!>>
<<Ti sbagli!>> urlò Romin alzando la spada al cielo.
<<Tu e il tuo modo di pensare da buon samaritano non avrete vita lunga e oggi io firmerò la vostra morte, preparati!>> disse Bloodred che puntando la mano verso Romin come un bandito punta la pistola a un uomo, li lanciò una sfera di fuoco contro.
Man mano che la sfera si avvicina, sembrava crescere sempre di più e Romin, dal basso, sudando freddo, cominciò a pregare i suoi Dei chiedendo un aiuto.
L'acqua cominciava a bollire e la temperatura saliva sempre di più, l'impatto era vicinissimo.
A un certo punto da sotto i piedi di Romin, una forte luce cominciò a sprigionarsi, era come se da sotto gli abissi qualcosa cercasse di uscire.
Bloodred notò un'ombra risalire le profondità dell'oceano finché delle mascelle ricoperte di squame non uscirono fuori e inghiottirono la sfera di fuoco e Romin.
<<Non è possibile>> esclamò Bloodred.
Davanti a se vide una tra le più antiche creature del mondo, il Dragone Blu. Una mastodontica creatura abitatrice dei mari e sovrano delle profondità abissali. La leggenda narrava che le tempeste nei mari fossero provocate dalle sue ali che sbattendo sott'acqua creavano immense e potenti correnti e tortuosi vortici.
Il Dragone riaprì la bocca e sulla sua lingua vi era uno spaventato Romin che ancora stentava a credere a quanto stesse accadendo. Venne messo sopra quello che doveva essere il naso della creatura e girandosi per vedere meglio la creatura, si instaurò una specie di connessione telepatica  tra di loro.
<<Romin, ciò che ti sto per dire è qualcosa di veramente importante quindi stai bene attento. Il tuo amico è entrato in contatto con un’entità negativa e ora è sotto il suo controllo. Quello che devi fare tu è di prendere la mia forza e di usarla per bloccare e distruggere quell'entità negativa e per fare ciò, il tuo amico dovrà morire.>>
<<Ma di che stai parlando?>> chiese Romin guardando negli occhi il Dragone
<<È inutile fare domande, non abbiamo molto tempo. Forza prendi la tua spada, macchiala col mio sangue e bevine una goccia, in questo modo apprenderai l'antica forza dei Dragoni.>>
Romin, impaurito ma curioso, estrasse la sua spada e la infilò nella pelle della creatura e bevve una goccia del suo sangue. All'improvviso sentì dentro di se una grandissima energia e, come una fiamma, si propagava in tutto il suo corpo. Cominciò a sentirsi diverso, sulla sua schiena cominciarono a spuntare delle appendici simili a delle ali squamate, la sua muscolatura era raddoppiata e si sentiva molto più forte di prima.
<<Ma che cosa mi sta succedendo??>> urlò in preda al panico Romin
Non appena la trasformazione finì, il Dragone disse <<Molto bene, ora sei in grado di affrontare il tuo nemico!>>
Il Dragone ritornò negli abissi lasciando i due capitani da soli in superficie.
<<Ammirevole>> disse Bloodred guardando in cosa si fosse trasformato Romin, <<Vediamo cosa sai fare allora!>> e si scagliò nuovamente contro l'altro capitano.
Discendendo creò un vortice che a contatto con l'acqua provocò altissime onde.
Mentre il suo nemico si avvicinava, Romin non esitò, e, senza conoscere i suoi nuovi poteri, si scagliò anch'egli contro.
L'incrocio tra le due spade creava squarci nel cielo, lo scontro si faceva sempre più infuocato.
Gli uomini di Romin ammiravano terrorizzati i due capitani combattere. Facevano il tifo per il loro capitano ma avrebbero voluto trovarsi da un'altra parte, lontani da questa catastrofe.
I due erano di pari forza, nessuno riusciva a colpire l'altro mortalmente. Era come se i loro colpi si annullassero al contatto tra le spade.
Si ritrovarono l'uno di fronte all'altro; attorno a loro fulmini e oscure nuvole davano lo sfondo a quello che poteva definirsi come "Lo scontro delle Corone". Da una parte l'uomo nominato Re dei Pirati dall'altro un uomo in cerca di rivendicazione come un re spodestato.
<<Finiamola qui Romin!>> disse Bloodred, <<Io non ti lascerò andare via e te sarai costretto a combattere fino a quando non mi ucciderai. E anche se questo va contro i tuoi principi morali, non puoi negare che sia l'unica soluzione!>>
<<Mi è stato detto cosa fare e purtroppo dovrò farlo>> disse Romin ricordando le parole del Dragone, <<Spero che troverai la serenità una volta che tutto questo sarà finito>>
Bloodred si mise a ridere <<Risparmiati queste inutili parole, in guardia Re dei pirati! È ora di vedere se il titolo che ti è stato assegnato ti rispecchia!>>. Alzando lo spadone, Bloodred, cominciò a caricarsi di una strana energia e si lanciò contro Romin attaccandolo dall'alto verso il basso.
Romin prontamente parò il colpo e tirandosi indietro scagliò contro il suo nemico un contraccolpo molto potente che sfiorò la faccia di Bloodred provocandogli un piccolo taglio.
<<Un'altra cicatrice non è che un altro segno della mia resistenza e forza! Un corpo senza cicatrici non è un corpo degno di un Re! E adesso io voglio infliggerti la più grande cicatrice mai vista che partirà dalla tua testa e che arriverà fino ai tuoi piedi! Voglio tagliarti a metà!>>
Bloodred si scagliò nuovamente contro Romin ma questa volta, contemporaneamente al contatto tra le spade un fulmine si mise in mezzo alle due lame ed entrambi i capitani vennero spinti da una forza misteriosa e si ritrovarono sui resti della nave a guardarsi negli occhi, quasi con odio reciproco.
Nuovamente, sotto di loro, apparve quella misteriosa luce e, subito dopo, dalle profondità fuoriuscì il Dragone ma questa volta emerse completamente e si appoggiò sullo strato d'acqua, sembrava quasi che potesse camminarci sopra nonostante la sua mole.
<<E tu>> disse Bloodred con arroganza, <<Da che parte stai?>>
Il Dragone guardò negli occhi i due capitani e disse <<Voi avete risvegliato un tempo dormiente, qualcosa che si celava nell'ombra e che vedendo uno squarcio di luce ha riaperto gli occhi svegliandosi da un lungo sonno. Purtroppo mi è stato ordinato di mettere a tacere e rispedire tutto nell’oblio ma non posso lasciare che il tempo si abbatta su di voi perciò, ora, dopo migliaia di anni, ciò che si divise ritornerà intero>>.
Il Dragone spalancò le ali, si inarcò all'indietro e emanò una grande sfera luminosa che, fermatasi al centro tra i due capitani, cominciò a roteare su se stessa provocando un tornado che risucchiò tutto quello che c'era finché una grandiosa esplosione non illuminò tutto ciò che c’era nei dintorni. Dalle isole più vicine fino alle lontane mura della capitale la luce illuminò qualsiasi cosa per poi affievolirsi e sparire.
Tutto il caos improvvisamente sparì, quasi come fosse stato risucchiato da qualcosa.
I resti della nave erano spariti così come gli uomini di Romin.
Per quanto riguarda i due capitani invece, di loro erano rimaste solo le loro spade che per qualche strano motivo levitavano sul pelo dell'oceano.
Il Dragone, dall'alto, vide la serenità della situazione e pensò di aver fatto la cosa giusta. 
Si immerse nuovamente nelle acque oscure e sparì.
Le due spade rimasero in aria per pochi attimi per poi anch'esse sprofondare nell'oceano.
Dall'isola, il vulcano aveva smesso di eruttare e man mano che la lava si ritirava, il tempio riemergeva, intatto e imponente.
Passarono poche ore e sul posto, navi dell'esercito e curiosi navigatori giunsero per capire cosa fosse successo. Fecero un sopralluogo dell'isola e quando arrivarono nei pressi del tempio si sentì un lamento di bimbo.
Subito gli uomini si precipitarono a vedere e rimasero impressionati.
Davanti a loro, ai piedi dell'altare, avvolto tra lingue di fuoco e coccolato da nubi di fumo, vi era un bambino.
Nessuno capì mai come fosse arrivato li o chi fosse la madre, ma pur di non lasciarlo solo, venne portato alla capitale e crebbe li. Intorno a lui qualcuno iniziò a creare leggende e strani racconti, c'è chi ci credeva e chi no, ma per tutti quel pargolo era il bambino del fuoco.

Maister

mercoledì 4 ottobre 2017

Le Cronache di Astral - Prologo della Creazione

In un tempo remoto, il cui ricordo sprofondò nell’oblio dei millenni a seguire, si estendeva una lunga valle dal candore delle nuvole e li, in quell’angolo di paradiso, vivevano le Anime, creature ancestrali, dotate di straordinaria saggezza.

Tra loro regnava l’armonia, e l’equilibrio dirigeva il tempo ignaro del suo scorrere.
Le Anime si accorsero che nonostante la perfezione della loro eternità mancasse qualcosa.
Decisero quindi di creare, sotto il Bianco Manto, la Terra e organismi viventi che la popolassero.
Da essi si distingueva per intelligenza e abilità l’essere umano.
Inizialmente furono affascinati dalla loro opera.
Tuttavia notarono che ciò che crearono era pervaso da una strana malinconia, quasi come fosse tutto spento. 
Decisero dunque di superare il Bianco Manto per toccare con mano la loro creazione e per capire l'eventuale errore che commisero, ma non appena la prima Anima superò il confine essa si divise in due, ed entrambe le parti vennero attratte da lati opposti da qualcosa.
Tutte le Anime, con l’intento di aiutare la loro compagna, superarono il confine e anch'esse vennero divise in due e catapultate chissà dove;
Alcune rimasero di fronte al confine, seppur divise, ma non riuscirono a ritornare indietro. 
Era come se qualcosa impedisse loro di superare nuovamente il confine del Bianco Manto e ritornare nella loro casa. 
E così si trovarono a vagare in ciò che avevano creato alla ricerca di una risposta.



Maister

martedì 26 settembre 2017

Le Cronache di Astral

Oggi parte la rubrica: "Racconti".
Questa iniziativa ha lo scopo di proporvi una storia a puntate, come le serie tv.
Ho deciso di partire col genere fantasy perché è quello che più mi accompagnato durante la mia infanzia, ma non mancheranno altri generi.
Questo che leggerete non è che la "prefazione" di un racconto che sto scrivendo da diverso tempo.
Ogni due martedì verrà pubblicata una nuova parte del racconto.
Buona lettura e al prossimo appuntamento gente




Canto di Apertura
 La Storia degli Antichi Immortali



"E camminando lungo il sentiero alberato che sentii per la prima volta i detti dei vecchi saggi secolari, parlavano di come tutto intorno a loro fosse cambiato nel corso degli anni ma che non poterono fare niente anche se erano gli esseri più forti perché nati immobili.
Chiesero a me di aiutarli a riportare la serenità, mi chiesero di prendere le loro difese e in cambio mi avrebbero svelato il segreto dell’immortalità, un bottino pregiato per chi come me nacque sotto la maledizione della mortalità.
Così iniziai questo viaggio, senza capirne veramente il motivo, spinto da uno strano istinto, varcai le antiche porte dei castelli irrompendo i silenzi, predicando il verbo dei saggi racimolando seguaci raccogliendo le attenzioni dei cavalieri dorati che portarono la voce ai piani alti dove seduti su troni di diamanti c'erano i quattro signori dei mondi artificiali.
Presto si preoccuparono e scesero in piazza mentre la folla la verità acclamava, chiesero una spiegazione su quel che si vociferava, del perché le antiche distese di verde divennero polveri in pochi anni e come mai i lunghi fiumi non scendevano più dalla montagna.
I signori, in preda al panico, additarono contro di me colpe di stregoneria e la folla, facendosi scudo con la paura, iniziò a darmi la caccia dentro e fuori le mura.
Mi trovarono seduto accanto all'antica quercia che assaporavo in silenzio il fresco accarezzare del vento, mi alzai con calma tendendo le mani in alto in segno di non violenza, ma il timore di quel che non si spiega la fece scattare e mi ritrovai per terra con una ferita alla testa.
Mi giustiziarono davanti gli occhi di tutti, da lontano udivo piangere i giovani salici, e io inerme sapevo di aver fallito, e dopo aver sentito la fredda lama sul collo venni portato dove ogni problema veniva sepolto, in una buca nel nulla del deserto.
Ma il tramonto di quella giornata portò la pioggia e come un bruco nel suo bozzolo rinacqui trasformandomi in uno degli immortali, affondando le radici della vita nello scheletro del vecchio drago che col suo sospiro diede vita agli antichi facendoli camminare.
Un esercito di legno avanzava verso gli antichi castelli trasformando le polveri in germogli, facendo riaffiorare le piccole oasi e suscitando la curiosità dei monti che unendosi alla causa degli alberi svegliarono l'antica Fenice che dormiva all’interno dei vulcani.
Sbattendo le ali fece cadere polveri di fuoco che incendiarono il tesoro nero dei quattro signori che spaventati chiesero perdono ai vecchi saggi secolari che colmi di pietà non li uccisero e li esiliarono per l’eternità.
Ora si narra di come un semplice uomo salvò la natura diventando immortale.
Ora riposa seduto sul trono nell’oasi protetto dai guardiani dell’antica giungla, nessuno ricorda il suo nome, ma tutti ricordano la sua storia"





Maister



domenica 24 settembre 2017

IL PRIMO TRAGUARDO IMPORTANTE

Buonasera ragazzi, ho per voi un annuncio importante da fare.
Come alcuni di voi sapranno, ho un blog dove pubblico di volta in volta quello che scrivo ricevendo critiche e pareri.
Oggi è un giorno importante.
Oggi, mentre cenavo gustando un ottimo "purpu alla pignata" cucinato da mia mamma, quindi poco fa, collegandomi per vedere il resoconto delle visualizzazioni giornalieri, mi rendo conto che era successo qualcosa di bellissimo.
Non so come, ma il blog ha raggiunto le:
50000 VISUALIZZAZIONI.

CINQUANTAMILA VISUALIZZAZIONI.
5 0 0 0 0 VISUALIZZAZIONI.
AVETE LETTO BENE?!
IO FACCIO ANCORA FATICA A CREDERCI!
In poco più di anno sono state raggiunte le 50000 visualizzazioni.
Questo è un grande traguardo per me, il primo di tanti (si spera), ma grande!
Detto questo, vi ringrazio,
"Ci ringrazia?" direte o penserete? Beh si, qualcuno di voi sicuramente avrà contribuito a questo traguardo e chi non l'ha ancora fatto spero ci farà un pensierino in futuro (<3).
Ringrazio anche quelle 28683 persone in America (si avete capito bene, americani dell'America) che hanno visualizzato, letto e apprezzato o schifato le cose che scrivo (se non ci credete, scorrete tra le foto allegate e lo vedrete coi vostri occhi).

Detto questo, da domani inizieranno un paio di "Rubriche" che spero apprezzerete come apprezzate le serie tv (SPOILER).
Come sempre potete recuperare tutto quello pubblicato fino ad oggi a questo link: https://rimeapparentementepovere.blogspot.it/
E se volete, ripeto se volete, potete diventare lettori fissi del mio blog premendo sul pulsante SEGUI che troverete sulla colonna a destra nella schermata del blog (tranquilli, non vi arriveranno migliaia di notifiche).

Ancora grazie e a presto <3





venerdì 18 agosto 2017

In Nome di Dio

Padre, non rimproverarmi se bestemmio, è da te che ho imparato a farlo, ti ho preso d'esempio, ho preso il tuo nome e il Porco ho accostato, perché agli occhi di un figlio tu sei Dio. Maiale, perché non si butta via niente di te, persino il tuo animale domestico, Cane.
Hai migliaia di appellativi, tanti quanti sul calendario i santi che scendono quando il mignolo del piede si fa male, e la colpa è solo tua, Padre.
Assassino, perché fai morire.
Boia, perché fai perdere la testa.
Bastardo, perché hai resuscitato solo me, tuo figlio, Cristo!
In croce, rossa, non mi soccorrono, mi alzo e cammino dopo il terzo giorno, poi vengo da te e faccio ricorso.
Padre, sappi che nominano i miei sandali, e anche quelli dei discepoli che poi sono diventati santi, specie quelli che hanno il nome dei loro figli perché ricordano gli onomastici.
Urlano immensamente i nostri nomi soprattutto alle partite di calcio o durante il coito: “Oh Si! Cristo! Continua! Più veloce! Non ti fermare! Oh Dio! Più forte! Mettilo dentro! Goal! È entrato! Buca la rete! E la Madonna!”
Sulla strada, puttana, concepimento divino?
No! Si è bucato il preservativo!
Benvenuto bambino nel paese dei balocchi, apri gli occhi e ammira il cancello dei cieli celesti, dove ne fai parte da prima che tu conosca il tuo pensiero, da prima che tu possa conoscere il mondo intero. Cattolico dalla nascita, prendo i sacramenti della religione cristiana, senza sapere il perché, sono macchiato dal peccato originale, non ho fatto niente ma sono già un criminale, ho fatto più male del tuo intermediario terrestre che dietro la sacrestia gioca col chierichetto dandogli sculacciate sul culetto in segno d’affetto perché gli vuole bene, e si giustificherà con te senza tribunale, chiuso nel confessionale, paradosso del peccato.
Chiedo perdono Padre, puliscimi la fedina penale, ora sono pentito, in ginocchio recito il padre nostro, ora sono pulito, ho ancora un posto in paradiso.

Maister

giovedì 27 luglio 2017

Luisa e i Cantanti Preferiti

Scogli sulla schiena sin da quando era bambina, Luisa col corsetto che la distingueva dal resto, cercava di stare in piedi ma cadeva a terra come quando inciampi nel vento o ti fanno uno sgambetto.
Concerti visti dal basso, come quando piangi ma nessuno vede le lacrime, come nei ristoranti dove non arrivano complimenti a chi ha lavato il piatto.
Luisa si malediceva, piangeva, sognava una vita in piedi per vedere i sorrisi dei suoi cantanti preferiti, così un giorno si mise in lista d'attesa, in lista per farsi raddrizzare la schiena.
Il medico le disse di pensarci due volte e di essere sicura ma Luisa ci pensava già da troppo tempo che mise la firma prima ancora che stampassero il documento.
E col rischio di rimanere paralizzata, affrontò la delicata operazione con il quale avrebbe visto la propria vita migliorata e per farsi coraggio si ripeteva “meglio rischiare con la possibilità di riuscirci che vivere una vita condannata”
Ora sono passati anni, Luisa si tocca la cicatrice e sorride, sente dentro di sé il freddo dei metalli, a volte ci scherza, a volte ci pensa, ma non ha più vergogna e mostra con orgoglio la sua cicatrice sulla schiena, ora sta in piedi senza problemi, ora poga ai concerti, ora vede sorridere alla sua stessa altezza i suoi cantanti preferiti.
Maister

giovedì 6 luglio 2017

Inception

Ho camminato in un mio sogno, l'ho esplorato come fosse il mondo, cercando il luogo più nascosto, lontano dallo sguardo del mio occhio, li ci ho trovato una cassaforte, il bacio è la combinazione, all'interno ci ho messo un'idea rappresentata da un oggetto, un innesto, come di Caprio in Inception.
Ricordo che stavamo svarionando stesi fisicamente sul letto, ma con le nostre menti altrove, attraversavamo il deserto a bordo di un cammello, sopportando il caldo del sole e il freddo della notte, ma non stavamo affatto male, stesi su quella sabbia che se ancora ci penso, che fastidio porco cane, ma tutto era superficiale, ti abbracciavi a me e mi indicavi le stelle, ma io abbassavo lo sguardo e guardandoti ti dicevo “non ho bisogno di alzare gli occhi al cielo, la stella più bella la tengo qui accanto e sei te”, quanto ero smielato e banale.
Poi ti addormentavi e ti ammiravo in silenzio mentre sognavi, respiravi al ritmo del vento, sembrava quasi che lo creassi tu dall' interno.
E intanto la notte passava e io non prendevo sonno perché aspettavo l’alba per dedicartela, ho sempre pensato fosse più bella del tramonto perché rappresenta la nascita e non la morte del giorno.
E alle prime luci, l'aria fresca mi accarezzava la faccia, una sensazione piacevole e strana meglio che versarsi in testa l’acqua.
Ti svegli, è già tutto pronto, alla ricerca di un’oasi, partiamo, mi stringi forte, cavolo, questa sensazione scalda più del sole.
L'innesto ha funzionato a dovere, la trottola gira ancora, per ora è ancora un sogno, ma prima o poi si avvererà, lo tengo impresso nella memoria, è una promessa.

Maister






giovedì 29 giugno 2017

L'Ultimo Monologo

Ed è così che iniziò il suo monologo, con un tonfo sordo da peso morto, con il silenzio in sala che crea un’atmosfera da attesa, mosse il suo primo passo verso il baratro della platea, la luce negli occhi che illumina quel viso stanco di chi dorme poco e che pensa tanto, quella sedia al centro del proscenio lo chiama invitante come una mantide, lui si sente nudo e vulnerabile e ha puntato il suo guadagno nel dado di una chiromante. 
La notte piange e non sa più che fare, non gli è rimasto più niente eccetto un amore teatrale il quale non placa la sua fame e sono mesi che tira la cinghia, viso glabro e magro, provò a riemergere dal liquido di una bottiglia ma fu vano, allungando la sua mano trovò soltanto un cappio e con lo sguardo di chi ha coraggio gli diede una carezza e un bacio e recitò il suo miraggio, si fece forza e fece quel gesto estremo, chiudendo il sipario sotto i silenziosi applausi del suo ultimo atto scenico.

Maister






















venerdì 23 giugno 2017

Quella Scuola Vicino alla Benzina

Eravamo cavalieri, non ricordo quanti ne tanto meno chi, persi tra i ricordi scruto volti di cui non ricordo i nomi, facce familiari di piccoli bambini, amici fino a quel giorno, di un caldo primaverile che sembrava stessimo dentro un forno.
Quel giorno si festeggiava, si giocava ma dentro una lacrima, i più grandi che sapevano ma che fingevano, noi uniti come sempre, a ridere e a scherzare senza preoccuparci che qualcosa stava per cambiare.
Ma cosa importava allora, ignari del mondo che c'era davanti, sicuri di sedere il giorno dopo negli stessi banchi, sicuri di salutarci ancora alla stessa ora.
E invece la sveglia il giorno dopo suonò prima, più presto rispetto alla solita mattina, tante valigie in quelle piccole stanze, gli armadi vuoti e le pareti spoglie, gli occhi lucidi, gli ultimi saluti dei vicini, dei cugini, di Angela e di Giusi, degli zii, degli amici di papà, le lacrime di Zichici, la Fiat bianca pronta a partire, le mia domande che facevate finta di non sentire, la partenza, “fai ciao ciao a Trapani”, eppure speravo di tornare a scuola l'indomani.
E ora che son passati 16 anni vedo voi che siete rimasti legati o comunque che avete un qualche legame, mentre io ho perso per sempre i vostri contatti, sparendo dai vostri ricordi o almeno in parte, e chissà quando i cavalieri ritorneranno a parlare, chissà quando ci incontreremo nuovamente, chissà quali memorie riemergeranno dagli angoli scuri della nostra mente, ci ritroveremo tutti in quella scuola vicino alla benzina, davanti all'entrata come il primo giorno di scuola senza zaino ma con tanta voglia di riprendere da dove si era lasciato, senza aver nessun rimpianto, con la spada sguainata verso l'alto, carichi di risate e di avventure da recuperare e da fare.

Maister


In ricordo di quel piccolo periodo di vita passato in Sicilia, alla scuola materna, al primo anno di scuola elementare e a quell'ultimo giorno passato in quella scuola vicino alla benzina.






domenica 18 giugno 2017

BonaSciana

È sera, esco di casa, inizia la serata e per prima cosa raduno la squadra!
Per primo chiamo Federico ma come al solito non risponde al telefono forse ha il silenzioso, allora chiamo Davide, il suo migliore amico, ma nemmeno lui risponde.
Me li immagino sul divano davanti alla TV che si sono dimenticati dei cellulari!
Il tempo di cambiarmi e sto già al bar!
Donatello per cortesia dammi una birra, è sabato e sto cattivo!
Da dietro sbuca Gloria che mi saluta con un sorriso, accompagnata dalla sua migliore amica Sabrina che urla perché anche lei ha voglia di far casino!
Alfredo da dietro il bancone è contento di vederci, è anche contento perché sarà un po’ merito suo se sta sera ce ne torniamo a pezzi!
Ordiniamo il primo giro di cicchetti, la serata inizia alla grande tra vodka, rum e gin tonic e nel frattempo Federico e Davide ci hanno finalmente raggiunti e stanno carichi, dicono che hanno fatto tardi perché il prosecco li ha sfidati!
Intanto la festa continua ed è arrivato pure Otello dopo aver passato il preserata con la sua tipa, si prende una birra e si butta con noi nella mischia.
Dalla finestra vedo parcheggiarsi un doblò, è Giammarco che corre al bancone, vuole recuperare perché non è ancora ubriaco!
A sorpresa arrivano pure Ciccio e Bramato che stanno già in stato avanzato!
Dal nulla sbuca Walter, tutti a salutarlo, cazzo quanto tempo fratè, prenditi una cosa da bere e vieniti a sedere che qui la situazione degenera e tu devi far parte del degenero!
Siamo proprio tutti in questa fantastica serata, la sciana è delle migliori come il locale, Bonasciana! La musica qui suona sempre alta, anche durante la settimana si fa casino fino all’alba, sotto le casse a ballare dalla techno al reggae, è indifferente! Tanto facciamo tutti la stessa mossa con la testa, su e giù come l’alcol che sale e scende ma che ci prende bene, non arriva mai la fine, dalla porta siamo noi gli ultimi ad uscire, saluto tutti, ma qui abbiamo ancora voglia di ridere.
“Donatello facci fare un ultimo giro” ma ha già abbassato la serranda! E va bene dai, andiamo, che fantastica serata, domani ne arriverà un’altra e spero che la situazione sia sempre di bona sciana, ci becchiamo fra nemmeno 24 ore, ora tutti a casa, buonanotte.

Maister













giovedì 8 giugno 2017

Pioggia di Maggio

Drawing by Haru

Maledetta pioggia di maggio che mi fa diventare romantico, guarda come sono cambiato, guarda cosa sto facendo per cercare l'altra metà, sono arrivato a cercarla pure nei peggiori bar. Perché l'amore è un’occasione e non un sentimento occasionale, un treno che prendi insicuro mentre lasci il tuo paese e sai che presto potresti stare male ma il brivido della scoperta ti fa andare avanti anche se le prospettive sono mezze lune con le punte in giù, pianti, percorsi pieni di ostacoli, botole che si aprano mentre stai camminando! Sono solo lievi ferite e piccole cicatrici che ti porteranno vittorioso al traguardo nonostante la profondità di qualche taglio, tu mettici il sale e sopporta l’interminabile bruciare, solo chi sta bene con se stesso poi può amare, una legge naturale che non puoi sviare trovando una persona con il tuo stesso disagio sociale, problema mentale del costante ricercare sensazioni e sapori che fino ad oggi sono stati solo occasionali, attrazione di opposti o scintille tra simili, in ogni caso basta che non siano compromessi perché l'amore non è l’accontentarsi, non basta non rimanere soli per sentirsi amati. 
Ed ora che hai imparato a resistere al dolore e come reagire ad ogni delusione, togliti dal bancone e risiediti dietro un banco ed impara a gestire nuovamente l'amore, è ansia da prestazione prima della recitazione, freddi con il mondo, con i sentimenti congelati come il Polo, ma ad un tratto la temperatura sale e si scioglie il ghiaccio e non è colpa del riscaldamento globale, è che se si avvicina qualcuno si inizia a morire di caldo, e se lascerai a digiuno questa fiamma ti spegnerai diventando cenere che con un soffio di vento verrà spazzata! 
Non indugiare, non aspettare.
L’amore arriva ma in maniera casuale.


Maister

giovedì 1 giugno 2017

Pensieri di fine Inverno

A volte ancora mi chiedo “Perché certe cose accadano”, forse dovrei fare come Bassi, fregarmene ed andare avanti, come lui vivendo giorni matti, quando credevi che gli amici ci sarebbero sempre stati, ma andando avanti quanti ne hai visti fermarsi? Quanti li hai visti cambiati? Il tutto da un giorno all'altro, ma che cazzo! Forse avrei dovuto non affezionarmi così tanto ed usarli solo per svago, ma questo non sono io, non mi rispecchio, ingoio e mando giù chiudendo il fastidio dentro, e forse mi si nota in faccia quando qualcosa non mi va a genio, c’è chi mi chiede “come va?” ma alle mie risposte sto attento, attento a non far trasparire un’opinione un po’ troppo spinta, metto a freno la lingua ma solo io so quanta forza metto sui tasti di una tastiera con le sole dita, e soffro rileggendo questa rima.
Avanzano gli anni e noto sempre più che tutti i legami sono come avanzi, se non si ha niente si usano quelli e si tira avanti, ma bisogna ricordarsi che prima o poi andranno a male, nonostante il freddo del frigo la muffa prima o poi compare, e fa male vedere quelli che consideravi fratelli fare la fine che non ti aspetti, chi perde la testa per una ragazza, chi si rinchiude nella quotidianità, chi si allontana, chi vorrebbe ma non può perché vive in un’altra città, e poi c’è chi come me sogna di stare ancora nello stesso tavolo a bere, tutti insieme, come ho sperato che fosse per sempre.


Maister



domenica 19 marzo 2017

San Giuseppe (dedica a Pino Daniele)


E mi ricordo da bambino i viaggi Salento-Sicilia accompagnati da quella nota calda, in quattro nella macchina con la radio scassata e la tua cassetta bloccata che non se ne usciva più e guardavo mio padre felice gridare “A me me piace 'o blues!” e “Yes i know my way! Mo' nun me futte cchiù!
Io che non capivo il napoletano ma mi prendeva bene perché mettevi allegria in quelle quindici ore di viaggio soprattutto quando restavamo bloccati sulla Salerno-Reggio Calabria, non sai che compagnia!

Prima degli Articolo 31 ci sei stati tu, anche se poi crescendo mi sono perso in altri mari ma il primo amore non si scorda mai, l'ammore chedde ovvero, quello che quando si ripresenta sembra fermare il tempo.
Guardando il mio nome e cognome, mi sento un po’ tuo parente, un po’ scarrafone, un po’ bravo guaglione, nero a metà che è un po’ la realtà della mia anima, figlio segreto della tua città, Napoli, alla quale hai dato mille colori quelli che ora riaffrescano nelle calde note che suoni.
Ti penso e ti ringrazio in questo giorno speciale dedicato al padre, perché la tua musica è l'unica cosa che con il mio mi fa accomunare.
Drawing by Maister94
Ti penso quando sto davanti al mare, anche se chi lo tiene, come dicevi te, non tiene niente ma si accorge di tutto quello che succede.
Ed è successo che oggi ne avrebbe fatti 62 il Re, ma è muòrto 'o rre', non importa, evviva 'o rre'!
Perché assumiglia a te e assumiglia a me! E le sue poesie vivranno nella memoria della gente!


E mo che non stai più quaggiù, ti prego, li dall'alto dove stai tu, rendi almeno sto giorno grigio un po’ più blu, accompagnaci ancora con le note del tuo blues!
Zio Pino, tanti auguri anche a te che stai lassù.

Maister94