sabato 19 maggio 2018

Harakiri

Senti la ventola quanto fa rumore, va così forte che a momenti il computer esplode, ho tante finestre aperte ma non entra la luce del sole, sono qui davanti da un sacco di tempo e ho perso il conto delle ore.
Vorrei dormire ma mi esplode la testa, mamma toccami la fronte, non è la febbre sono i postumi della festa
Se sapessi le cose che ho fatto quella notte, se sapessi che le ho fatte anche altre volte, quante sostanze prese per diventare più forte, quando ho creduto di saper affrontare la morte, quando credevo di aver trovato l’amore, quella cosa mi ha dato una spinta, ho strappato la rosa bucandomi con l'unica spina.
Corrente che scorre e mi defibrilla, mi sveglio di colpo ed urlo tipo Godzilla.
Credevo di essere immortale, ho tirato così tanto la cinghia che la vena in rilievo sta per scoppiare, estraggo la lama e mi infilzo, vedo una luce ma non ne capisco l’utilizzo, non mi percepisco, cerco l’interruttore ma non sento nemmeno più il cuore, aumenta il calore.
Fossi nato nell'antico Giappone, sarei morto allo stesso modo ma con più onore, cadendo in avanti, il rituale dell'Harakiri non è solo quello dei samurai, la spada ce l’abbiamo entrambi ma dipende l'uso che ne fai.
Mi hanno detto di scegliere la vita, gli stessi sono poi finiti con l’eroina, senza ragioni, senza pensare prima, mi hanno salvato da una cosa che non può essere gestita.
Ho preso la matita e ci ho scritto una storia infinita, un viaggio cancellabile a bordo di un’onda schiva, memorie di cristallo di chi ha combattuto un demone senza uscirne vittima.














Maister









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